Canapa, è ora di agire, siamo noi che decretiamo il futuro

Mkb

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Un episodio di un mesetto fa accaduto in una cittadina a sud di Roma, può dare l’idea della realtà a cui siamo sottoposti quotidianamente.

Ore 10 di sera, il posto un parcheggio: in un’auto ci sono due ragazzi, una coppia che si sta girando una canna. I carabinieri di zona non hanno altro da fare che setacciare il territorio in cerca di pericolosi criminali, ladri, rapinatori, violentatori e naturalmente consumatori di erba.

Ecco che si fermano vicino alla macchina parcheggiata con i due all’opera che riescono però a nascondere l’oggetto del reato in tempo. Richiesta documenti e ordine di svuotare il posacenere e il cassetto del cruscotto.

Non trovando niente si sono limitati a spaventare un po’ i ragazzi e li hanno mandati a casa.

Sembrerebbe un normale controllo di routine notturno, nulla che possa finire sui giornali in cronaca… in fondo non è successo niente.

Ma siamo sicuri non sia successo niente? Tanti di noi hanno figli e non ci piacerebbe venissero fermati e spaventati come potenziali criminali. Noi genitori abbiamo subìto le stesse cose, gli stessi soprusi.

Nel 1977 io vengo portata in questura tutto il giorno, perquisita fino alla biancheria intima, solo perché in quattro amici ci stavamo passando un ‘cannone’ fermi in strada.

Cos’è cambiato da allora? Io direi niente, assolutamente niente.

Le leggi si sono susseguite in peggio invece che in meglio, in perfetta sintonia con le leggi americane di Reagan e Bush padre e figlio.

Ora in America i cambiamenti si vedono a livello locale, ma ci sono eccome, per esempio in California. Da noi fino ad ora il nulla, se non vessazioni continue.

La novità risiede nella caduta del governo, quindi di Giovanardi e della sua follia. E’ tanto tempo che questo individuo esterna la sua malata visione del mondo e la fa tradurre in legge.

Dobbiamo approfittare di questo momento di debolezza del fronte nemico per contarci, per esserci.

Le iniziative si sono susseguite anche nel clima forcaiolo di questi anni, dalla formazione di tante associazioni alle feste della canapa. Ma non basta più!

Dobbiamo riprendere fiducia e risalire la china. E qui chiamiamo a raccolta tutte le persone che si sentono coinvolte, dai consumatori semplici ai malati, tutti insieme ci dobbiamo difendere ed attaccare un sistema ingiusto e criminogeno.

Sono chiamati in causa la gente di spettacolo e di cultura, nessuno si deve sentire esonerato da questa battaglia di libertà. Che i partiti comincino ad avvertire l’interesse per la nostra causa è un segnale importante, ma siamo noi dal basso che dobbiamo esigere di ridiventare cittadini a pieno merito.

Dobbiamo raccogliere firme in tutte le città, ci stiamo organizzando per un referendum popolare. Dobbiamo coinvolgere politici, vip, cantanti, gruppi… dovrà diventare una festa la nostra liberazione.

Qui non si tratta di fumarsi le piante che uno desidera e basta, si tratta di un progetto mondiale sulla canapa, dove ritornerebbe l’uso di una fibra naturale, di una medicina miracolosa.

L’appello è rivolto a tutti, poiché è una battaglia contro il potere imperante, clericale, politico, massonico, economico.

Il Nuovo Ordine Mondiale inseguito dai peggiori individui su questa Terra, non deve avere il nostro silenzio. Ora più che mai siamo chiamati al nostro dovere.

Siamo noi che decretiamo il futuro, perché sono le idee che cambiano la restaurazione. Le idee e la forza della coesione.

Manuela Selber – ASCIA

Legalizziamolacanapa.org Team
 
Cannabis, parte da gennaio la raccolta firme per la legalizzazione

Il proibizionismo, che è una illegittima interferenza da Stato autoritario nella libertà individuale del singolo, sta provocando in Italia danni ingenti ai cittadini che tutti i giorni si vedono privati delle loro libertà individuali e condannati a impietose umiliazioni: spogliati, perquisiti, processati, condannati e interdetti dai pubblici uffici.

Dobbiamo forse ricordare che l’accozzaglia di normative contenute nell”attuale legge iper-proibizionista prevede l’arresto e la detenzione in carcere da 6 a 20 anni di galera per chi detiene o coltiva canapa?

I cittadini lo sanno che un rapinatore che irrompe in una banca con una rivoltella e la rapina rischia invece da 3 a 10 anni?

E i cittadini lo sanno che uno stupro, una delle peggiori violenze che si possano compiere verso l’uomo o la donna, prevede una pena (Art 609 Bis) da 5 a 10 anni?

Qualche giorno fa un 49 enne leccese per aver coltivato 4 piante è stato condannato a 6 anni e tre mesi. Ma che giustizia abbiamo in Italia? E nessuno si scandalizza per la repressione che c’è in atto nei confronti dei tanti cittadini che hanno come unica colpa quella di coltivare la Canapa?

“Avevo raggiunto l’età delle seicentocinquanta miglia”. Così esordiva l’incipit del romanzo di Christopher Priest che nel suo bellissimo libro, Inverted World, ci racconta di un luogo dove tutto è sovvertito e incomprensibile. Dove il tempo veniva calcolato in miglia e i luoghi si spostano verso posizioni che cambiavano sempre. Un mondo rovesciato come la legge Fini/Giovanardi che rende criminali migliaia di ragazzi per il solo fatto di coltivare alcune piante di canapa e gli esclude definitivamente dalla società invece di reinserirli; che non tollera la libertà di scegliere dell’uomo obbligandolo a nascondersi come i peggiori criminali, anzi peggio, come degli assassini; che sperpera milioni di Euro per dare la caccia a ragazzi mentre fumano uno spinello di erba per poi trascinarli in carcere, toglierli la patente e obbligarli ad inutili percorsi da girone infernale.

Ma quale società può voler così male al suo prossimo da inserire queste nauseabonde regolamentazioni all’interno del proprio codice civile e morale?

Noi crediamo di vivere in un Paese occidentale, europeo, forse geograficamente si ma politicamente siamo distanti anni luce dalla Copenaghen che si appresta, a gennaio 2012, a legalizzare la vendita delle droghe leggere o dalla Repubblica Ceca che già le ha legalizzate.

Il Paese probabilmente più civilizzato del mondo, la Danimarca, ha già stabilito che il proibizionismo è una pratica anacronistica, un relitto del passato che va definitivamente archiviato per lasciare spazio a un futuro di regolamentazione e legalizzazione e, soprattutto, di informazione.

Questi sono solo alcuni dei tantissimi argomenti di cui noi ci facciamo portavoce ma andrebbero anche ricordati l’utilizzo della canapa a scopo terapeutico e all’impatto sull’economia che una eventuale regolamentazione apporterebbe alle disastrate casse dello Stato probabilmente evitando di reintrodurre l’ICI.

Ma non è più tempo di discutere, è per questo che è nato il MLA (Liberali Antiproibizionisti) per trasformare le idee in fatti concreti e tangibili. Inizieremo a gennaio con la raccolta delle firme per una proposta di legge di iniziativa popolare che sarà solo la prima delle nostre iniziative di una battaglia durissima. È un’era che verrà ricordata e derisa dagli storici come oggi noi sorridiamo e ricordiamo il proibizionismo negli Stati Uniti degli anni 20 del secolo scorso”.

Augusto Tagliati – MLA (Liberali Antiproibizionisti)

MLA Movimento Liberali e Antiproibizionisti - Lo statuto del MLA

NewsBox Italia - TAGLIATI: IL PROIBIZIONISMO? UNA ILLEGITTIMA INTERFERENZA DELLO STATO
 
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